Spammy link: il posizionamento black hat è tollerato da Google?

Si chiamano spammy link e sono siti web che fanno (o hanno fatto in passato) un uso non corretto della link building. Il problema è che, pur essendo zeppi di backlink che senza dubbio sono spam, riescono a spuntare ottime posizioni nella Serp di Google.

Perché questo avviene?

Spammy link: perché Google tollera e non punisce con penalizzazioni

Esiste un modulo online che permette di segnalare un sito che pratica lo spammy link. Questo però non comporta che il sito stesso venga automaticamente sanzionato. Una procedura che come si può intuire, non sempre viene accettata di buon grado da chi invece segue le regole e si comporta in modo corretto.

Come si spiega il fenomeno? In realtà questo genere di valutazione avviene a cura di operatori reali – i quality rater – e non di robot. Il punteggio finale, che determina anche il posizionamento di un sito all’interno dei risultati di ricerca di Google, è un mix di molteplici fattori. Il backlink spam viene sempre penalizzato in quanto attività black hat, ma se il voto su quel sito resta positivo vuol dire che sta lavorando molto bene su tanti altri aspetti della Seo o della produzione di contenuti di qualità. Ad ogni modo, segnalare lo spam è sempre un’ottima pratica da seguire. Non solo perché il modulo di Google è efficiente, come abbiamo sottolineato, ma anche perché questo aiuta gli sviluppatori di Big G a migliorare la procedura sanzionatoria dal punto di vista dello spam web manuale.

Bad link tollerati? Le persone sono il fattore di ranking più importante

Discorso da argomentare con le pinze… però in molti casi è così: i bad link vengono tollerati da Google. Ci sono esempi lampanti in rete di siti che, pur abusando dell’uso di parole chiave (keyword stuffing) per farsi trovare e pur inserendo backlink spam, ottengono una delle prime posizioni su Google (se non proprio il primo posto!).

Ebbene, se le persone mostrano interesse verso quel sito, lo cercano, ne consultano i contenuti e interagiscono, allora Google non potrà che mantenerlo in prima posizione, anche se abusa di alcuni strumenti di posizionamento. Il fine ultimo resta pur sempre la monetizzazione del traffico (e il guadagno). Il sito web in questione è scorretto nei confronti dei competitor e non rispetta le regole di Google…ma piace agli utenti e questo è il fattore di ranking predominante, anche se ha ottenuto visibilità nelle serp grazie a pratiche black hat.

Per Google, le persone sono il fattore di ranking più importante. Come a dire: anche la negative Seo fa bene ai siti.

Sito concorrente con spammy link: come comportarsi?

Analizzare il profilo backlink di un sito concorrente per scoprire le ragioni del suo posizionamento su Google è alla base di una analisi seo, la cosiddetta AUDIT. In realtà ci sono tanti altri aspetti da prendere in considerazione, per capire perché quel sito si sta classificando bene o male, all’interno del motore di ricerca.

I link spam sono in alcuni casi delle prove false, o meglio conosciute in gergo Red Herring.

Facciamo un esempio per spiegare di cosa si tratta.

Capita spesso, leggendo un thriller, di credere fin dall’inizio di aver individuato l’assassino: le prove sono schiaccianti e in maniera evidente contro di lui. Quasi sempre però, il colpo di scena finale ribalta ogni intuizione: in realtà si tratta di una precisa tecnica di scrittura utilizzata dall’autore per creare suspense.

Ebbene, in molti casi, accade qualcosa di simile nei confronti del backlink spam o della keyword stuffing: puntiamo il dito, certi che siano i responsabili del buon posizionamento del sito su Google e invece sono molti altri i fattori positivi che lo determinano.

Per questa ragione è importante, nel procedere all’analisi dei competitor, non soffermarsi solo sul profilo backlink bensì eseguire indagini più approfondite per scoprire i veri motivi per cui un sito è in prima pagina su Google, pur avendo alcuni spammy link.

Come gestire i backlink spam che puntano al nostro sito?

E se accadesse a te? Se non si trattasse  di un sito competitor ma riguardasse il tuo?

Accade più spesso di quanto non si immagini: decine di backlink che puntano al tuo gettonato sito web…e si tratta di spam! Siti non autorevoli o addirittura penalizzati da Google.

Cosa è meglio fare, in questi casi? Meglio ignorare, fare finta di non averlo notato?

La risposta arriva direttamente da Google, che in generale rassicura i proprietari/gestori di siti web “sani”. Big G monitora le attività nel tempo, le compara. Intuisce se si tratta di una pratica scorretta o se il sito in questione è in buona fede. Magari c’è stato un collaboratore Seo che in passato ha adottato questa prassi sul tuo sito. D’altronde i link spam esistono da anni e in molti li utilizzavano per accelerare la scalata nella Serp.

Questa pratica di negative Seo è parte integrante dei siti di successo e di grande risonanza sul web. Google lo mette in conto e non c’è da temere in termini di eventuali penalizzazioni.

L’importante è restare allerta e fare in modo che rimanga un’eccezione alla regola secondo la quale i siti pieni di spammy link vanno sanzionati (e pertanto a volte potrebbe rivelarsi necessario rinnegare i link spam acquistati da un concorrente verso il tuo sito).

Quindi ogni tanto procedi ad una bella pulizia (magari di cose che avresti già dovuto ripulire in passato) ma soprattutto migliora di continuo la Seo on-page e la user experience delle persone che, come abbiamo visto, sono il vero fattore di ranking in grado di determinare il livello di autorevolezza e il posizionamento del sito su Google.

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